L’inclusione e la coesione sociale maturano nella quotidianità
Insegnare a vivere è l’obiettivo educativo per permettere a ciascuno di sviluppare al meglio la propria individualità e il legame con le altre persone, rispettare le differenze e prepararsi ad affrontare molteplici incertezze e difficoltà. Agire nella prossimità e favorire la socializzazione interculturale diventa una “conditio sine qua non”, una condizione senza la quale non si realizza la coesione sociale.
Nel giovedì più grasso, pazzo e disordinato dell’anno, la cosa più sana è vedere insieme bambini del mondo, maestre, mamme e volontari che affrontano la sorte dei numeri, esultano per le vincite, solidarizzano con la speranza appesa ad un numero, zippolando o zeppolando che dir si voglia fino al tramonto.
Si sa, il Carnevale, a differenza delle altre feste, esige il rischio di ciò che potrebbe o non potrebbe essere, è esaltazione del disordine da cui può nascere la speranza di un nuovo inizio, ma intanto è ostentazione di comportamenti sconnessi, discorsi illogici, contraddizioni, rifiuto di autorità, assoluta libertà di invenzione.
Ciò che rimane dietro ogni volto o maschera sono persone con profonda e sensibile umanità, perché in fondo il Carnevale è la festa che offriamo a noi stessi.